LE ORIGINI...

Varie teorie, diverse e contrastanti tra loro, si sono succedute, a proposito delle radici storiche degli Scacchi, da quando il gioco ha acquistato notorietà e adepti in tutto il mondo. Tramite l'opera infaticabile dei vari studiosi, si è da sempre cercato di identificare con la maggior precisione possibile il luogo di nascita degli Scacchi, oltre alla sua collocazione in un'epoca e in una civilta ben precise. Come già detto, i risultati sono discordanti, e fanno presupporre che esistono numerose, possibili alternative, che sfumano e si perdono nel tempo, e che non è possibile classificare cronologicamente. Sembrerà strano, ma pare che nell'antichità, in diversi punti del mondo, ci siano state tracce evidenti e quasi contemporanee di rudimentali giochi da tavolo, inventati dalle popolazioni di quei luoghi, lontanamente apparentati con gli Scacchi moderni: e un discorso che vale per la Roma imperiale, dove si praticava un gioco chiamato ludus ladrun colorum (il gioco dei ladruncoli), come per la Cina (SiangKhi) o l'lndia (Shaturanga), e lo stesso dicasi per le antichissime popolazioni nordiche. Sembra comunque che il gioco degli Scacchi che si diffuse con grandissima rapidità, molto prima dell'anno Mille, attraverso i continenti, passando per la Persia e l'lndia e raggiungendo l'Arabia, abbia avuto origine soprattutto dal gioco cinese del SiangKi. Anche in Europa, però, sembra esistessero, a parte il ludus ladruncolorum dell'antica Roma, palpabili presenze di giochi consimili: ad esempio, nell'Ellade (Grecia), oltre che in necropoli come quella di Venafro (Molise), dove recenti scavi archeologici portarono alla luce intere serie di "pezzi" intarsiati, sorprendentemente simili a quelli attuali. Cosa si può dedurre da tutto ciò, sia pure col beneficio del dubbio? Che è molto probabile l'esistenza di una connessione storica tra queste due principali linee d'origine: quella orientale (Cina, India, Persia e Arabia) e quella europea (Roma, Antica Grecia e Nord Europa). La giustificazione più evidente di una fusione tra le due linee è sicuramente rintracciabile nelle invasioni arabe nel Mediterraneo. Dall'anno Mille circa, quindi, il gioco deve essersi sviluppato secondo un unico, grande tracciato, anche se con regole completamente diverse dalle attuali, e soggette, nel corso del tempo, a profonde trasformazioni e aggiornamenti. Difatti, nella pratica più antica a nostra conoscenza (cioè a partire dal XI secolo, in età medioevale. esistevano pezzi l'Alfil, progenitore dell'Alfiere, l'Elefante in seguito aboliti o trasformati nelle funzioni fino ad assumere le odierne connotazioni; la regola dell'arrocco non esisteva, e molto tempo doveva passare prima che fosse ufficializzata e codificata nei primissimi manuali. Insomma, dagli albori del Medioevo in poi (per giungere al Rinascimento) doveva prendere il via una serie di importantissimi cambiamenti, che riguardavano da una parte la tecnica del gioco (i pezzi, le regolamentazioni a proposito del "movimento" degli stessi sulla scacchiera, le dimensioni e il numero di caselle di quest'ultima), e dall'altra la diffusione vera e propria degli Scacchi come gioco non più riservato ai monarchi e ai grossi signorotti feudali, ma anche praticato dal popolo, come semplici scudieri o artigiani. Come già detto in precedenza, si arrivò cosi all'età rinascimentale, e con essa ai primi, mitici nomi dello scacchismo. In quel periodo, erano proprio gli italiani a vantare i giocatori più forti, iniziando un'egemonia che sarebbe durata fino al XVII secolo: a questo proposito, ricordiamo Paolo Boi, detto "il Siracusano" Leonardo da Cutro, noto come (il Puttino,, (a causa della sua scarsa altezza), Salvio, Carrera Polerio e Gioacchino Greco, detto "il Calabrese". Questi nomi abbracciano un'epoca che va dal 1550 circa al 1700. I primi due (Paolo Boi e Leonardo da Cutro) costituirono il binomio più prestigioso fino agli inizi del '600, e la loro supremazia venne turbata unicamente, nel 1565 circa, da un alto prelato spagnolo, tale Ruy Lopez de Segura, che sconfisse il "Puttino" a Roma, in un match che aveva per "posta" una borsa altissima, offerta dal Pontefice. Sia "il Siracusano" che "il Puttino" potevano essere considerati, già a quel tempo, veri giocatori professionisti: giravano in lungo e in largo sia la Penisola che l'Europa, presso le corti di principi e mecenati, gareggiando (per somme fortissime messe appunto in palio dagli stessi anfitrioni) contro i più forti giocatori locali, e spesse volte contro i munifici ..signori. Paolo Boi e Leonardo da Cutro dovettero, col tempo e con l'avanzare dell'età, cedere il passo alle forze emergenti, sempre in Italia: Polerio, Salvio, Carrera, Greco. Ma prima che ciò avvenisse, ebbero modo di confermare la superiorità della "scuola italiana", sia con i risultati che con la messa a punto di aperture ancora oggi ritenute fortissime e attuali. Il "Puttino" (Leonardo da Cutro) ritrovò sulla sua strada Ruy Lopez, il vescovo spagnolo che lo aveva precedentemente sconfitto a Roma, e riuscí a piegarlo nel match di rivincita tenutosi a Madrid, presso la corte dei Reali di Spagna. Qualche tempo dopo, i due si incontrarono per la terza volta e l'italiano prevalse nuovamente.