Un aiuto concreto Proponiamo un aiuto concreto che ridia un volto, un nome e una storia alle vittime. Che dia loro la forza di resistere e non le faccia sentire sole.










Le vittime vengono ridotte a numeri: non hanno volti, nè nomi, nè storie. Ridurre i popoli a numeri è un delitto, toglie loro la storia e la cultura. E' la base del razzismo. Informare sull'Algeria vuol dire entrare nella complessità di quella situazione, cogliere le differenze, ascoltare.
La società civile algerina, le associazioni culturali e di aiuto alle vittime, le donne non chiedono solo la fine del terrorismo, ma sopratttutto la sconfitta del progetto politico che gli sta dietro, un progetto oscurantista, totalitario, antidemocratico. La società civile algerina sta lottando per il rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo e per i principi che stanno alla base della convivenza e della democrazia.
Se lasceremo le algerine e gli algerini soli in questa battaglia suidiritti e sui principi che sono anche nostri contribuiremo alla loro e alla nostra rovina. Che in terra d'Islam possa affermarsi una società democratica è il nodo decisivo dei rapporti fra Europa e paesi arabi e nordafricani. E' il nodo che deciderà, a seconda di come sarà sciolto, se il Mediterraneo sarà un mare di pace e di incontro o sarà invece il nuovo muro di Berlino del XXI secolo.


Le storie qui di seguito riportate riguardano alcune delle donne attualmente ospiti del Centro di accoglienza dell'associazione SOS Femmes en detresse. Sono presentate solo col nome per ragioni di sicurezza/riservatezza facilmente comprensibili.
Un aiuto concreto riguarda la campagna di "affidamento" a distanza di alcune donne e i loro figli, attualmente ospiti del Centro SOS che una delegazione de L'Algeria nel cuore ha conosciuto nel corso del viaggio effettuato in Algeria alla fine di febbraio di quest'anno.

La campagna di solidarietà prevede un aiuto mensile garantito per un anno.
Chiunque parteciperà potrà versare una cifra a propria discrezione

Bastano anche 10.000 lire al mese :-) , l' importante è mantenere l'impegno per un intero anno!
Il versamento potrà essere in un'unica soluzione oppure erogato mensilmente.

Stiamo già raccogliendo fondi nel C/C n°49/49 presso Carisp Forlì, ag.8, piazza D. Alighieri 19/20 (ABI:6010; CAB:13208) intestato: Donne Algeria.

Invitiamo gli interessati a prendere contatto con noi telefonando allo 0543-459093, fax 0543 - 30421.

I contributi raccolti verranno inviati in Algeria ogni mese - contiamo di riuscire a garantire almeno 200.000 lire per ogni spedizione - per un anno. Sia le donne che il Centro di SOS saranno felici di corrispondere con quanti darà loro questo aiuto fondamentale.

SONIA: orfana di guerra e ragazza-madre. Quando è entrata al Centro di Accoglienza dell'associazione, Sonia aveva 25 anni; ora ne ha 29. Sonia ricorda bene quel giorno: "Piangevo. Odiavo me stessa per essere così sporca. Ma era mio figlio che soprattutto mi spezzava il cuore. Volevo ad ogni costo che lui avesse finalmente un tetto sulla testa". SABRI - che allora aveva pochi mesi - era in uno stato di salute molto precario e per ragioni evidenti: con la madre ha condiviso i suoi giorni e le sue notti con i mostri della strada. E' qui che aveva aperto gli occhi. La tromba delle scale di un edificio, da sua madre adattata a rifugio, gli serviva da culla e da casa. Sua sorella Meriem avrà più fortuna, almeno non conoscerà la strada. Nata al Centro, ha festeggiato il suo secondo compleanno il 6 maggio 1998. "Mia figlia non vivrà mai l'inferno che ho conosciuto io". SONIA ha fatto a sè stessa questa promessa una volta per tutte. Questo giuramento viene fatto da una donna che, nonostante il doppio fardello imposto dalla sua situazione di orfani di guerra e di ragazza-madre, si aggrappa coraggiosamente alla vita. Continua a sperare in un avvenire migliore per i suoi figli. Battersi per la propria sopravvivenza, SONIA lo fa da quando aveva 18 anni quando la sua famiglia adottiva - non percependo più soldi per il suo mantenimento - l'ha gettata in mezzo alla strada. Qui ha vissuto per 6 anni. E per sopravvivere, questa ragazza analfabeta ha dovuto affilare le unghie, rifarsi una corazza dura per difendersi: "Dormivo sempre con un occhio solo e non mi separavo mai dal mio armamentario di guerra: pugnali, martelli.... ".

SONIA: figlia di emigrati e ragazza-madre. "La mia relazione con gli uomini è iniziata con uno stupro...". E' così che SONIA riassume tutto il suo dramma. Sembra in ogni caso che l'aggressione che ha subito all'età di 18 anni abbia lasciato su di lei un'impronta indelebile influenzando il corso della sua vita. Di delusione in delusione, SONIA è approdata al Centro di Accoglienza 3 anni fa. Prima aveva dato alla luce un bambino, al quale ne è seguito un altro due anni fa. Totalmente emarginata in una società algerina in cui non trovava riferimenti suoi, essendo nata e cresciuta in Francia, SONIA è ancora più respinta a causa del suo stato - inesistente d'altronde in Algeria - di ragazza madre. Tornare in Francia, l'ha voluto e parecchie volte tentato, ma ogni tentativo è andato a cozzare contro l'ostinazione del padre. Vivendo in Francia, il padre ha fatto ricorso a tutte le manovre possibili e immaginabili per bloccare sua figlia che, secondo lui, l'ha disonorato con un atteggiamento antitradizionalista e anti-conservatore. Ha manovrato per farle confiscare i documenti e c'è riuscito. Sono 13 anni che SONIA sogna di partire, di rivedere le sue sorelle e soprattutto di vivere la sua condizione senza problemi. "Essere ragazza-madre, l'ho voluto e non me ne pento". Nata in Francia in una famiglia di 16 fra fratelli e sorelle, questa ragazza ho dovuto fare i conti fin da giovanissima con i conflitti familiari. La tensione in casa era tale che le autorità competenti sono dovute intervenire per farla ospitare in centri di accoglienza in Francia. Cosa che il padre non ha mai accettato e non le ha mai perdonato. Da qui il suo accanimento nel volerla sottoporre alle regole rigide di una società intollerante.

BRAIKA: vittima del terrorismo.
Della notte fatidica che ha sconvolto la sua vita, ne parla fino alla nausea. Quella sera, i terroristi hanno fatto un'incursione a casa sua a BARAKI, periferia di Algeri che era considerato, all'epoca, un feudo dei terroristi. Suo marito, rapito, è stato trovato sgozzato sei mesi dopo. Braika ha dovuto abbandonare la sua casa e l'azienda agricola che dava da vivere a lei e alla sua famiglia. A 40 anni e con 8 figli, BRAIKA si è rifugiata due anni fa al centro di accoglienza. Anche del giorno in cui è stata chiamata per riconoscere il corpo senza testa di suomarito BRAIKA conserva un ricordo indelebile.

FATIHA: vittima del terrorismo.
A causa dei terroristi, FATIHA si ritrova a 33 anni sola col faredello di 6 figli sulle spalle. Il paese dove abitava con la sua famiglia è stato preso in ostaggio dai terroristi e demolito. La sua casa non è stata risparmiata. Avendo perso il frutto del lavoro di tutta una vita, suo marito è sprofondato in una depressione nervosa e da allora è internato in ospedale. Ospitata a SOS, da due anni coi suoi figli, FATIHA divide il suo tempo fra loro, le visite al marito e le preoccupazioni di una vita quotidiana difficile e, soprattutto, tanto diversa da quella che ha sempre condotto.

AICHA: vittima del terrorismo.
Fa la pastora e ha 48 anni. Ma neppure l'età l'ha salvata. Un giorno in cui conduceva il gregge al pascolo è stata rapita dai terroristi. Ne sono seguiti due mesi di calvario passati alla macchia: umiliazioni, sevizie, stupri collettivi. AICHA ha visto di tutto, vissuto tutte le peggiori atrocità che mai avrebbe creduto di potere subire un giorno. Circondata dai suoi 8 figli, la sua vita si annunciava in effetti calma e semplice. E dire che i terroristi che l'hanno stuprata e martirizzata non erano degli estranei per lei. Erano dei ragazzi del suo paese. Un giorno ha approfittato di un momento di disattenzione dei suoi carcerieri ed è fuggita. Dapprima ha fatto ritorno a casa sua, ma ha dovuto rapidamente cercare un rifugio perchè la sua testimonianza è stata diffusa dalla televisione e lei è stata ripresa a viso scoperto. Temendo per la sua vita è venuta a cercare rifugio a SOS coi suoi figli.

FATMA: divorziata, madre di 10 figli. Molto dolce, affabile, un sorriso caloroso che le illumina costantemente il viso, FATMA non da affatto l'impressione di essere una donna in difficoltà. Eppure, a 45 anni, si ritrova coi suoi 10 figli senza un tetto, senza mezzi. In effetti riparte da zero. Ennesima vittima del codice della famiglia algerino, FATMA è semplicemente stata abbandonata dal secondo marito dopo avere divorziato dal primo. Senza la presenza dell'uomo che fino a quel momento costituiva per lei un barlume contro il mondo esterno in una società troppo maschilista, FATMA è stata costretta, dalla famiglia con la quale divideva l'appartamento, ad andarsene e adattarsi a fare di tutto per provvedere ai bisogni della sua famiglia. Dopo il fallimento dell'impresa presso la quale aveva trovato lavoro, disoccupata e senza un tetto, FATMA non ha avuto altra risorsa se non quella di rifugiarsi al Centro di Accoglienza con i quattro figli più piccoli.



La campagnaè promossa da:
Cooperativa Una Città e Circolo Alexander Langer
P.zza D. Alighieri, 21 - 47100 Forlì
Tel. 0543 - 21422 / 459093 - Fax: 0543 - 30421
una.citta@icot.it

Circolo Culturale Montesacro
C.so Sempione, 27 - 00141 Roma
Tel. 06 - 8274420 , Fax: 06 - 86899243

Pro Europa
Via Portici, 49 - 39100 Bolzano
Tel. e Fax: 0471 - 977691
proeuropa@dnet.it


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