Le partite n° 4 e 5 (con Zverev e Perfil'ev) sono state giocate nella fase finale della competizione. Peraltro, questo torneo testimonia anche che la progressione verso il vertice è stata un po' frenata. Però questo è anche chiaro: gli avversari erano più forti e più esperti. Tuttavia in queste difficoltà della lotta sportiva c'è anche il suo vantaggio: anche il carattere si tempra e qualcosa si riesce a conseguire. Io, si capisce, aspettavo con grande impazienza il torneo delle città. "No, disse mio padre a scuola ti aspetta un difficile anno di studio. Nella tua vita avrai a disposizione molti tornei". Io ricordo con riconoscenza la decisione di mio padre, dato che in quegli anni, in cui il sistema nervoso è insufficientemente temprato, bisogna evitare le difficili prove. Molto di rado i giovani scacchisti seguono questi consigli. La forza del mio gioco era già nota, e pertanto, quando nel giorno di riposo del Torneo internazionale di Mosca del 1925 il campione del mondo Capablanca giunse a Leningrado per tenere una simultanea su 30 scacchiere,, l'organizzatore della simultanea, Ja. Rochlin mi ha inserito nel novero dei partecipanti. A proposito, mia madre era contraria alla mia passione per gli scacchi. "Ma che cosa vuoi diventare Capablanca?". Ma quando ha saputo che mi accingevo effettivamente a giocare con Capablanca, per la solenne occasione dell'incontro col campione del mondo mi ha comprato una nuova camicia marrone. Ebbene, il 20 novembre del 1925 mi sono avviato alla volta della Filarmonica di Leningrado; nella Sala Piccola già si erano accalcati molti tifosi. Occupare il posto al tavolino si è rivelata una cosa non semplice. Ma due scacchisti di 2a categoria, che già sedevano in due sulla mia sedia, mi hanno accolto "con benevolenza" nella loro compagnia. Probabilmente, Capablanca non ha capito subito chi giocasse in questa scacchiera, dato che da qualche parte di lato è spuntata una mano e la mossa è stata eseguita. I miei compagni mi assediavano con i consigli, ma anche a 14 anni avevo un carattere duro giocavo da solo. Il campione del mondo era sicuro di se e molto bello. Dopo i saluti è cominciata la partita...Il lettore può conoscere questa partita a pag. 31. Una difficile situazione è venuta a crearsi per me nella primavera del 1926 durante il campionato di Leningrado. Se nella semifinale avevo raccolto 12,5 punti su 13 (la partita più dura fu quella con Sebarsin vedere la n° 8), nella finale del campionato ho vinto nella fase iniziale cinque partite di seguito, ma in quella conclusiva ho perso con I. Rabinovic col bianco nel gambetto di donna accettato ho di mostrato una scarsa conoscenza dei dettagli della posizione standard di questa apertura ed in conclusione ho condiviso il 2° 3° posto. Ciò nondimeno allora per la prima volta mi hanno riconosciuto come uno scacchista promettente così scriveva Ja. Rochlin sulle pagine del "Giornale scacchistico". Grazie a Dio, in precedenza non mi avevano menzionato, inoltre in seguito non mi hanno vezzeggiato con i complimenti. Uno scacchista non è un attore non ha bisogno di elogi! Se dopo il campionato cittadino io mi sono sentito più sicuro di me, le difficoltà nei tornei non erano diminuite. Anche nella semifinale e nella finale del campionato della Regione Settentrionale Occidentale (allora esisteva ancora questa regione) ho incontrato delle difficoltà. Ci sono state anche buone partite (le n° 10 ed 11), ma questa volta mi sono dovuto accontentare del terzo posto (insieme a I. Rabinovic ed A. Il'in Zenevskij). Ma ormai io ero uno dei più forti della città e non c'è stato nulla di sorprendente se mi hanno inserito nella squadra di Leningrado, che si accingeva a partire per la Svezia per un match con gli scacchisti di Stoccolma. Si trattava dell'esordio internazionale della squadra scacchistica sovietica. Non siamo riusciti a mettere insieme tutti i più forti maestri di Leningrado, il match si svolse con una grande tensione e si concluse con la nostra vittoria con un solo punto di vantaggio. Con i miei 15 anni io osservavo con sorpresa e con interesse gli aspetti insoliti della vita per uno studente sovietico. Io stesso mi sono trasformato: sono comparsi gli occhiali di corno ed il cappello "Borsalino". Per ricordo il presidente della Federazione scacchistica svedese Ludwig Kolin ha regalato ad ogni elemento della nostra squadra il suo famoso manuale, composto da lui in collaborazione con suo fratello Gustav e con i supplementi di A. Rubinstejn, R. Reti e di R. Spielmann. Questo manuale ha viaggiato molto con me in diverse nazioni... Nell'inverno e nella primavera del 1927 io ho giocato soltanto in competizioni a squadre (stavo per finire la scuola). Poi, quando è stato chiarito che i sedicenni non venivano ammessi agli esami di ammissione all'Istituto, sono tornato agli scacchi. Nell'estate dello stesso anno nel club scacchistico del Palazzo del Lavoro ha avuto luogo un match torneo con la formula ad andata e ritorno fra sei famosi scacchisti. Si trattava di P. Romanovskij, S.Gotgil'f, A. Model', Ja.Rochlin, V.Raagozin e dell'autore di queste righe. Per me la competizione aveva una grande importanza, dato che nell'autunno del 1927 doveva aver luogo il seguente, 5° Campionato dell'URSS; in caso di una felice partecipazione al match torneo avrebbero potuto inserirmi nella lista dei candidati dei partecipanti al campionato. Io ho condotto il torneo con grande energia, ho perso soltanto il match con Petr Arsen'evic Romanovskij, vincendo tutti gli altri. Mi sentivo ottimamente: vivevo nella dacia a Sestrorecka (passavo tutto il tempo sulla spiaggia), due volte alla settimana andavo a Leningrado, la condizione fisica era perfetta, la testa libera. Ed ecco la prima partecipazione al campionato dell'Unione Sovietica. Era una competizione molto dura: bisognava giocare venti partite. Nel primo turno ho perso con A Model'. Nel secondo c'è stata una brillante vittoria con I.Rabinovic (n°15). Ed in seguito ho giocato con alterna fortuna, ma nella fase finale ho conquistato 5 punti su 6 (il carattere sportivo si è fatto notare!), ho condiviso con V.Makogonov il 5° 6° posto, ho superato di due punti e mezzo la norma, conquistando il titolo di maestro, ma ciò non ha suscitato nessun entusiasmo...Al contrario, la rivista scacchistica di Mosca "Scacchi" ha pubblicato soltanto tutte le quattro partite da me perse, mentre Romanovskij sulle pagine del "Giornale scacchistico" ha menzionato l' equilibrio del mio gioco. Nei confronti di tutto questo ho tenuto un atteggia mento tranquillo già allora in linea generale avevo fiducia nel mio parere.