INTRODUZIONE

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IMOLA, CITTA' ROMANA

Delle città che i Romani fondarono nel vastissimo territorio che fu soggetto al loro dominio, Imola, come tante altre, serba l'impronta che i fondatori le diedero. Non la serba però in ruderi visibili o maestosi, ma nel tracciato delle vie, che dopo più di duemila anni resta anche oggi sostanzialmente uguale a quello originario.

Per convincersene conviene ricordare brevemente come avveniva la fondazione di una città romana, tenendo presente che nel caso di Imola si trattava di costruire su un terreno pulito, privo di preesistenti abitati o d'altri fattori che ne condizionassero la struttura e le dimensioni.

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FORUM CORNELII

Nel caso di Forum Cornelii il terreno non presentava alcuno di questi fattori condizionanti, se non l'esistenza della via Emilia e della centurazione adiacente ad essa. Questo fu l'unico fatto di cui i fondatori dovettero tener conto, subordinandovi l'orientamento della nuova città. Nell'accingersi a dar vita ad una città, i Romani ne stabilivano anzitutto l'orientamento mediante la groma; ed era regola che si tracciasse una linea da est a ovest, assumendola come decumano massimo del futuro abitato: che poi si tracciasse da nord a sud un'altra linea ortogonale alla precedente, che sarebbe stata il cardine massimo. Fatto questo, e determinata l'estensione da dare al nuovo abitato, si tracciava, ove il terreno lo permetteva, un quadrato o un rettangolo regolare (il famoso solco di Romolo) diviso a sua volta dall'incrocio del decumano e del cardine in quattro regioni uguali, racchiuse nel perimetro stabilito.

Queste quattro regioni venivano indicate con denominazioni convenzionali fisse: era detta regio sinistrata ultrata quella compresa tra il semicardine nord e il semidecumano ovest; regio dextrata ultrata quella contigua, fra il semicardine nord e il semidecumano est; corrispondentemente a queste due regioni, a sud del decumano, c'erano la regio sinistrata citrata e, contigua, la regio dextrata citrata. Entro questo schema, parallelemente al decumano e al cardine massimo, venivano tracciati cardini e decumani minori, paralleli fra loro e intersecantisi in modo da formare tanti isolati o insulae quanti lo spazio ne consentiva. Fatto questo, si costruivano gli edifici nella insulae.

Nell'intersezione fra il decumano e il cardine massimo si collocava il foro e gli altri edifici pubblici essenziali, costitutivi appunto del forum. Il foro quindi veniva a trovarsi esattamente nel centro geometrico della città. Nel caso di Imola tutto questo si verifica sul terreno, ma non esattamente. Esiste il decumano massimo, che è la via Emilia; esiste il cardine massimo, che è formato dalle odierne vie Appia e Mazzini; e la loro esistenza è indubitabile, documentata dal selciato antico che di entrambi è stato ritrovato. Però l'intersezione del decumano e del cardine non segna il centro geometrico della città. L'impianto urbanistico di Imola antica traccia sul terreno la figura d'un rettangolo; ma l'intersezione delle due vie romane maggiori è eccentrica.

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