Dichiarazione dell'8 marzo 1997 |
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In questo 8 marzo 1997, teniamo a dire chiaramente e con forza la nostra indignazione, la nostra rivolta e il nostro rifiuto per la sorte che ci è riservata. Dal 1984 subiamo il diktat del codice della famiglia imposto dai deputati del Fronte di Liberazione Nazionale (FLN) che decisero che il loro "onore" si sarebbe da allora misurato con il numero di donne che avrebbero potuto sposare alla volta, che avrebbero potuto umiliare e ripudiare, con il numero di altre che avrebbero potuto gettare per strada e imbavagliare. Nel 1984, è con questo testo (il codice della famiglia) e sulla nostra pelle che il Potere suggellò l'alleanza vergognosa, oggi mortale, con l'integrismo islamista. E' sull'assassinio del nostro essere giuridico che hanno voluto gettare le fondamenta della loro Repubblica islamica. Oggi, ogni giorno al mercato, per strada, nei licei e nelle università, nelle campagne e nei villaggi, noi dobbiamo affrontare a mani nude l'assassinio, gli sgozzamenti, le decapitazioni, le mutilazioni, i rapimenti e gli stupri. L'esecuzione di Farah Bourahla, sorvegliante del liceo Emir Adbelkader e quella di tutte le altre, è venuta a ricordarci che noi affrontiamo ancora in questo 8 marzo 1997, le sentenze mortali dei gruppi islamici armati. Oggi come nel 1984, è in nome della manipolazione della religione che tutti i crimini integristi sono perpetrati. Come nel 1984, è sull'assassinio del nostro essere donne, sui nostri cadaveri e sui nostri corpi insudiciati dallo stupro, che vogliono imporre con il terrore la loro Repubblica islamica. Oggi, come nel 1984, il governo Ouyahia ha scelto di sacrificare le donne, i loro diritti e la loro dignità sull'altare dei compromessi con i sostenitori di una teocrazia d'altri tempi. Ma Fadhma N'Soumer, Hassiba Ben Bouali e tutte le altre che hanno scolpito per sempre il nome delle Algerine nella lotta per la libertà, per la giustizia e per la dignità. Noi le conosciamo tutte. Sono le nostre madri collettive. Algerine, solo Algerine. Fino in fondo. Intanto che l'Internazionale dei fratelli mussulmani lavorava per la capitolazione e per la collaborazione con le forze coloniali, esse hanno preferito alzare la testa e donare la propria vita, senza velo nè cappuccio, per liberare il paese. A tutti gli integristi, da ovunque provengano, siano essi in tunica e fez, in doppiopetto o in tenuta afghana, a tutti i loro alleati vicini e lontani, a tutti gli imboscati dietro la vigliaccheria politica, noi lanciamo questo messaggio: Malgrado gli esili forzati, malgrado le bombe e gli assassinii, malgrado gli appelli al linciaggio e le "sentenze" dei capi integristi, la nostra determinazione a batterci fino alla vittoria è incrollabile. Eredi di Dihia la fiera, di Fadhma la ribelle e di Hassiba la combattente, noi giuriamo che ci mobiliteremo e continueremo la lotta fino all'ottenimento di tutti i nostri diritti.
Algeri, 8 marzo 1997 |