IL PERIODO RIARIO SFORZA

Sull'ultimo scorcio del Medioevo, anche Imola, come tante città italiane ricche di propria storia, fa alterna esperienza di autonomia e di tirannia signorile, fino a che dopo aver avuto a signori gli Aldosi, i Manfredi, i Visconti e gli Sforza, nell'ultimo ventennio del sec. XV, con la Signoria dei Riario Sforza chiude non senza splendore questa fase della sua storia. Non è fuor di proposito parlare di spendore. I due decenni della signoria di Caterina Sforza bastarono a cambiare il volto della città, imprimendovi un carattere, se non proprio di magnificaneza, d'eleganza rinascimentale.

A Girolamo Riario e a Caterina Sforza non si può attribuire il merito di uno spendido mecenatismo, nè essi seppero conferire alla loro corte e alle città governate quel tono di raffinata gentilezza dei modi e dei costumi che fu proprio d'altri signori. Anzi, quei due decenni furono foschi di tragedie e di sangue. Ma a Girolamo e a Caterina piaceva costruire, e costruirono. Per limitarci ad Imola, il restauro o a dir meglio il rafforzamento della rocca, la costruzione dei palazzi Sersanti, Macchiavelli, della Volpe, Calderini e inoltre la selciatura di alcune strade della città, la costruzione di una splendida villa nel forese, la costruzione o ricostruzione delle rocche della contea, a Mordano, a Bubano, a Dozza e altrove, bastano a meritare alla grande contessa il nostro apprezzamento. I lavori da lei fatti eseguire non modificarono l'impianto urbanistico di Imola, ma come si è detto riuscirono piuttosto a conferirle un nuovo aspetto, più nobile e insieme più arioso di quello che doveva aver prima.
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