CHIESA DI S. PELLEGRINO

La chiesa primitiva risale probabilmente al dodicesimo secolo. Accanto ad essa S. Pellegrino Laziosi fece costruire, dopo il 1295, il convento per 1 monaci dell'ordine dei Servi di Maria. Ciò che rimane del convento, dopo le soppressioni del 1798 e del 1867, è oggi adibito a sede di un istituto scolastico.
Il portale a sesto acuto della chiesa, in pietra, è tutto ciò che resta dell'antica costruzione, completamente trasformata tra il 1615 e il 1645 e ulteriormente rimaneggiata verso la metà del Settecento. L'interno è a tre navate, con nove altari laterali e due cappelle. Nella navata destra, murato nella facciata interna, il "Monumento funebre a Luffo Numai e Caterina Paulucci" (1502), opera dei Lombardi Tommaso Fiamberti e Giovanni Ricci. Quest'ultimo è anche autore delle scene a bassorilievo con"La Natività e il Cristo risorto". [CHIESA
8.1
Al primo altare, l'importante tela con "La Madonna della Ghiara con i Beati Gioacchino Piccolomini e Andrea Avellino", di Domenico Cresti, detto il Passignano (dopo il 1624). Pregevole il seicentesco altare che segue.
Cappella di S. Pellegrino: fu edificata nel 1723 su progetto, forse, di Giuseppe Merenda, e ornata nel 1741-44. Nella volta della parte anteriore, la "Gloria di S. Pellegrino", mediocre affresco di Francesco Antonio e Felice Andrea Bondi. Il sontuoso altare, che reca l'urna entro la quale é custodito il corpo del Santo, è opera di Domenico Foschini per quanto riguarda gli intarsi marmorei e di Ottavio e Nicola Toselli, autori di tutte le statue e dell'ovale nel paliotto con "S. Pellegrino sorretto da un angelo". Sul fondo, "Cristo crocifisso guarisce S. Pellegrino", tela che lo Zanotti afferma essere opera di Giovanni Petrelli. All'altare successivo, una copia del fortunato "S. Giuseppe" del Cagnacci. Sul quinto altare, un Crocifisso ligneo del XIV-XV secolo. In sacrestia, Gloria di S. Pellegrino, tela di Francesco Trevisani. L'altare maggiore, in marmi policromi, fu realizzato a spese del cardinale Ludovico Merlini verso la metà del Settecento. Alle sue spalle, un coro ligneo del quindicesimo secolo, modificato (si veda l'iscrizione sotto lo stallo centrale) nel 1745. Notevolissimi gli intarsi degli schienali, a motivi geometrici molto elaborati. Sulla parete di fondo dell'abside, la bella ancòna barocca che conteneva la statua del Piò oggi spostata sull'altare a sinistra dell'ingresso.
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8.2
Alle pareti del presbiterio, otto dipinti di Paolo Cignani, rappresentanti "I Sette Dolori della Vergine": da sinistra, "La presentazione al Tempio", "La fuga in Egitto", "Gesù fra i dottori", "La salita al Calvario", "La Crocefissione", "La deposizione", "La sepoltura di Cristo". Chiude il ciclo "L'angelo annunciante le indulgenze". Al primo altare a sinistra, entro un'ancòna cinquecentesca, "La Vergine coi sette Santi fondatori dei Servi di Maria", tela attribuita da alcuni a Francesco Trevisani, da altri a Francesco Fiorentini. A destra, sulla porta d'accesso al Capitolo, una "Madonna del Fuoco", altorilievo in marmo di Ottavio e Nicola Toselli (1761) proveniente dal frontone del Palazzo Comunale (d a dove fu rimosso nel 1888) ma originariamente collocato sull'Arco detto di Rialto che un tempo congiungeva l'angolo sinistro del Palazzo Comunale al Palazzo del Podestà. Sull'altare che segue, "S. Antonio da Padova", tela di Felice Andrea Bondi. Sul quarto altare, una brutta ancòna seicentesca contiene una altrettanto brutta tela di Francesco Antonio Bondi: "S. Filippo Benizi".
Sull'ultimo altare fu collocata, fino al 1612, la cosiddetta "Piccola Annunciazione" di Marco Palmezzano, poi trasferita in sacrestia e oggi in Pinacoteca. Attualmente, l'ancona cinquecentesca conserva la splendida "Addolorata" di Angelo Piò. Sulla facciata interna, sopra la porta d'ingresso, organo del diciottesimo secolo, di Gaetano Callìdo. Dalla porta collocata nella prima cappella di sinistra si accede, attraverso ciò che resta del chiostro, alla Sala del Capitolo. Nel portico che immette ad essa sono alcuni avanzi dell'originaria decorazione ad affresco, opera di un ignoto maestro che raffigurò nelle lunette diverse "Scene della vita di S. Pellegrino". Sulla porta del Capitolo, "La Conversione del Santo", unica scena rimasta integra. Notevole, sulla destra, l'affresco frammentario raffigurante una "Maestà", facente parte della decorazione trecentesca. A sinistra, invece, una cinquecentesca "Madonna della Purificazione" in terracotta. La sala del Capitolo risale al Quattrocento. Alla sommità della volta, al centro d ella raggiera delle vele, lo stemma della famiglia Albicini. Alcune lunette recano lacerti di affreschi raffiguranti Profeti ed Evangelisti. Sull'altare, "Cristo crocifisso con la Vergine e S. Giovanni", parte di un affresco pi&ug rave; vasto attribuito a Giuliano da Rimini. Alle pareti sono stati ricollocati, dopo il restauro, i resti dell'originaria decorazione ad affresco. Le due scene ancora leggibili (Cristo e la Veronica, a destra dell'altare, e Cristo deposto dalla Croce con la Vergine e S. Pellegrino, a sinistra) sono forse di Livio Agresti. Sono state qui collocate anche due Madonne trecentesche, aff reschi staccati da altre parti della chiesa. Il pannello di ramedorato che orna l'altare, moderno, è quello realizzato da Ottavio e Nicola Toselli per l'urna di S. Pellegrino. Vi è rappresentata, a sbalzo, la "Morte del Santo e la sua ascesa al cielo". Gli stalli del coro sono solo in parte originali, e risalgono ai secoli XV e XVI.

8.1 Chiesa di San Pellegrino: moonumento funebre a Luffo Numai
8.2 Chiesa di San Pellegrino: il portale


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