BIBLIOTECA MALATESTIANA


Più assodata è la vicinanza dell'opera del Nuti con la biblioteca fiorentina del convento di San Marco, condotta a termine da Michelozzo nel 1444. Comunque sia, questa, che è senza dubbio l'opera architettonica più rilevante di Cesena, assume ulteriori motivi di interesse per il suo inserirsi, con un nuovo e rivoluzionario linguaggio, in una struttura edilizia medievale e dal carattere fortemente locale.
La fusione si rispecchia nei contenuti stessi della biblioteca: trecentoquaranta codici pervenuti dalla primitiva raccolta dello studium, dalle donazioni malatestiane e dal lascito (1474) del medico riminese Giovanni di Marco, nonché da alcune aggiunte di epoca postmalatestiana. Del primo di questi gruppi fanno parte essenzialmente testi di contenuto'religioso ed esegetico, tra i quali una Bibbia miniata del XIII-XIV sec. e un esemplare delle Etimologie di sant'Isidoro che, risalendo al VII-IX secolo, è il codice più antico della biblioteca. [Biblioteca]
1.3
La collezione di Giovanni di Marco comprendeva in origine centodiciannove codici, non tutti pervenuti, di argomento prevalentemente medico o scientifico. Fra questi, una magnifica Historia Naturalis di Plinio, di mano di Francesco di Barto- lomeo da Figline. Tra i codici più propriamente malatestiani sono i centoventisei esemplari prodotti in circa vent'anni dai copisti raccolti intorno alla corte di Novello Malatesta.
Alcuni di questi codici ricevettero le decorazioni dalla mano di miniaturisti di scuola ferrarese: Taddeo Crivelli, ad esempio, miniò attorno al 14521 Sermones in Evangelium Johannis di Sant'Agostino. Nel salone che si apre di fronte all'aula del Nuti si conserva la Biblioteca Piana, già di Pio VII Chiaramonti e dal 1941 di proprietà statale.
Comprende cinquemilacinquantasette volumi e un centinaio di codici, alcuni dei quali sono esposti nelle vetrine al centro della sala. In esposizione permanente sono anche le due serie dei corali del Duomo e dei corali dell'Osservanza, questi ultimi fatti eseguire a Bologna e donati alla chiesa cesenate dal cardinale Bessarione verso la metà del Quattrocento.
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1.4
Nella sala sono stati collocati due portali cinquecenteschi provenienti dall'abbazia del Monte: il maggiore è forse di Tommaso Fiamberti. Al piano terreno sono visitabili, su richiesta, altri ambienti quattrocenteschi: nel corridoio d'accesso al refettorio si trova il monumento funebre a Jacopo Mazzoni (morto nel 1598), originariamente in San Domenico. Proviene invece dalla torre di San Giorgio, dalla quale fu tolto nel 1820, il bellissimo trittico a bassorilievo con San Giorgio e il drago fra due stemmi malatestiani, attribuito un tempo a Ottaviano di Antonio di Duccio e, più recentemente, a Jacopo della Quercia e a Nanni di Bartolo.
Anche la lapide murata sotto il trittico proviene dalla demolita torre e ricorda come le catene e la campana della medesima fossero state prese in una azione di guerra alla porta Vercellina di Milano. Nel refettorio, diviso longitudinalmente da pilastri con capitelli scolpiti, si conservano, sulla parete di fondo, affreschi a monocromo verde recuperati dallo scialbo nel 1901: le diverse scene rappresentano "La crocifissione", "San Francesco che riceve le stimmate", "L'ultima cena". Al centro, un soggetto di difficile interpretazione, allusivo alla famiglia Malatesta, con altri episodi di vita francescana
.
L'autore si suppone appartenga alla cerchia di Bartolomeo di Tommaso da Foligno, pittore marchigiano attivo a Cesena dal 1442.
Il Museo Storico dell'Antichità, inaugurato nel 1969, è ospitato nell'ambiente sottostante l'aula del Nuti. Il restauro degli anni Sessanta ha ratto riemergere nella sala traccie della struttura duecentesca. L'attuale pavimento, riportato al livello che ebbe in età malatestiana, poggia su resti più antichi, visibili da alcune aperture. Nell'atrio d'ingresso sono esposti i resti di due pavimenti musivi databili al ITI-IV sec. d.C., rinvenuti nel 1928 in una casa nei pressi di via Tiberti.
Nella prima vetrina, frammenti ceramici, perlopiù di oggetti d'uso, databili dal Trecento al Cinquecento trovati durante i restauri della sala. Le vetrine dalla seconda alla nona raccolgono reperti che illustrano la storia geologica dell'area cesenate e le fasi preistoriche. Dalla vetrina numero dieci inizia l'esposizione di reperti di età romana divisi per generi, dagli attrezzi domestici alle armi: frammenti di armature di avanzata età imperiale, placca bronzea con decorazione a sbalzo raffigurante due prigionieri che innalzano un trofeo, trovata a Pisignano nel 1887, cintura di bronzo emersa nel 1956 nell'area della fornace Domeniconi.
Fra gli oggetti legati al commercio e all'attività edilizia il mattone dei figulos bonos, così detto per l'iscrizione che reca, scherzoso complimento ai due fornaciai di cui si tramanda il nome. Risale al III sec. a.C. Fra il materiale funerario esposto, la targa di C. Didenus Secundus (I sec. d.C., da Roversano), la stele di C. Salvius Secundus (II sec. d.C., riutilizzata come coperchio di una cisterna nel convento dei Cappuccini), un sarcofago e un coperchio dalla necropoli cristiana di via Mulini (IV-V sec. d.C.).
Più avanti, interessante frammento di architrave, dall'area della Biblioteca Malatestiana, recante il nome dell'imperatore Adriano e l'indicazione di uno sconosciuto edificio pubblico da lui fatto costruire a Cesena. Nella vetrina numero quattordici, che ospita la collezione numismatica, il cosiddetto tesoretto di Case Missiroli, dal luogo dove fu rinvenuto nel 1963. È composto di quaranta denari d'argento databili tra la fine del II sec. e 1'80 a.C., sotterrati dal proprietario probabilmente attorno a quest'ultima data, nei momenti di paura scatenati nella regione dalle lotte fra le fazioni di Mario e Silla.
Accanto alla stele dei Cesii (dalla valle del Marecchia) è collocata la stele di Truppico, trovata nel Cinquecento a Gatteo e assai studiata per il carme funerario che reca inciso, lamento di una madre per la morte del figlio. La datazione va fissata alla primissima età imperiale. Dall'atrio del museo è possibile osservare ciò che resta del chistro del convento San Francesco nel quale si affacciano gli ingressi della sezione cesenate dell'Archivio di Stato e della sezione per ragazzi della biblioteca comunale.

1.3 Biblioteca Malatestiana: a sx miniatura del "Commento al Vangelo di S.Giovanni" di Sant'Agostino; a dx Capolettera miniato dal "De Civitate Dei" di Sant'Agostino
1.4Biblioteca Malatestiana: particolare di una pagina miniata

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